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15 Novembre 2018 ore 20.45

Teatro Giacosa, Ivrea

Bruno Maria Ferraro

Quello che l'Acqua Nasconde

di Ivana Ferri

regia Ivana Ferri
liberamente tratto dal romanzo di Alessandro Perissinotto
“Quello che l’acqua nasconde” edito da PIEMME
con Lorenzo Bartoli, Valentina Virando, Bruno Maria Ferraro, Lorenzo Paladini
Andrea Fazzari

Produzione Tangram Teatro con il sostegno della Regione Piemonte TORINO 1968 – 1978 QUELLO CHE L’ACQUA NASCONDE

Lo spettacolo
E’ la trasposizione teatrale a cura di Ivana Ferri del romanzo di Alessandro Perissinotto. Ma è anche di più. E’ lo spaccato emotivo di un’intera Città che ha vissuto trasformazioni profonde ed è stata attraversata dalle grandi contraddizioni di quegli anni.
Tangram Teatro ha presentato recentemente al Polo del ‘900, che si occupa di conservare la memoria storia del secolo scorso, una serie di video interviste originali realizzate con Gian Carlo Caselli che istruì il processo ai capi storici delle Brigate Rosse, a Diego Novelli sindaco di Torino dal 1975 al 1985, allo storico Gianni Oliva e all’autore del romanzo Perissinotto.
Lorenzo Bartoli, Valentina Virando, Bruno Maria Ferraro, Andrea Fazzari, Lorenzo Paladini e, in voce, Michele Di Mauro incarnano una storia avvincente dal finale imprevedibile dalla quale riemergono continuamente soprese e memorie. Dalla quale emerge un filo rosso che lega storie e periodi. Dalla quale cercare di conoscere e capire la nostra storia recente per conoscere e capire il nostro incerto presente.

La storia
L’incontro tra Alessandro Perissinotto e Ivana Ferri avviene sul terreno della nostra storia recente.
Edoardo Rubessi è un genetista di fama mondiale, probabile Premio Nobel. Un uomo sfuggente e complesso che ha molto da nascondere e troppo da dimenticare. Un passato rimosso che torna prepotentemente a galla, perché l’acqua non può celarlo per sempre. Un mondo scabroso e disturbante, perché gli anni ‘70 non hanno ancora finito di rivelare i loro errori, le contraddizioni. Quando, dopo trentacinque anni trascorsi negli Stati Uniti, Edoardo torna nella sua Torino per tutti è uno stimatissimo scienziato. Per tutti tranne che per un vecchio che riemerge misteriosamente dal passato, da quegli anni di piombo che Edoardo credeva di aver lasciato dietro la porta chiusa di una vita precedente. Ma basta una minuscola fenditura nel legno di quella porta perché il dolore e i misteri imprigionati per decenni escano in un soffio violento che investe Edoardo, e che fa vacillare la fiducia che sua moglie, Susan, ha sempre avuto in lui. Il vecchio ha lo sguardo di chi sa farsi ubbidire, lo sguardo di un Lagerkommandant, e Susan quel lager domestico, quell’orrore alle porte di casa dovrà esplorarlo mattone per mattone prima di scoprire chi è veramente suo marito.

Torino
Ad accogliere questa storia che è in realtà un avvincente thriller sono le “due” Torino. Quella di oggi e quella degli anni settanta. Torino crocevia di un periodo storico che ha trasformato profondamente la nostra società.
C’era una bar, si chiamava “l’Angelo Azzurro e c’era una villa, si chiamava “Villa Azzurra”.
Non è solo un rimando di colori, sono le due storie parallele che in modi diversi hanno segnato profondamente questa città e le coscienze di una generazione intera. Villa Azzurra era il manicomio dei bambini. Diretto, come il manicomio di Collegno, dal dott. Coda, stimato primario dell’OP di Collegno, considerato dal mondo accademico, soprannominato dai pazienti “l’elettricista” per l’uso sadico degli Elettroshock e poi condannato per le disumane e gratuite torture sui pazienti.
Azzurro era poi anche il bar al fondo di Via Po dove perse la vita Roberto Crescenzio nel rogo provocato dalle molotov di una manifestazione. Passava di lì per caso, come per caso erano finiti in manicomio molti bambini.

Le ricorrenze

Sono passati 50 anni dal ’68 e 40 dalla legge Basaglia. Il ’68 fu un enorme laboratorio (mondiale) sociale e politico in cui confluirono aspetti generazionali, esistenziali, culturali. Per alcuni il punto di approdo di una serie di elaborazioni teoriche, per altri un punto di partenza verso un modello sociale diverso. E mentre sta montando la grande onda che travolgerà le Università, il mondo del lavoro, i costumi in genere, qui a Torino accade qualcosa che solo apparentemente è marginale rispetto alla Grande Storia. A dicembre del 1968 gli studenti di Architettura prendono posizione contro la Psichiatria ufficiale del tempo e denunciano con una mostra fotografica violenze e abusi nel Manicomio di Collegno. Il fatto ha rilevanza nazionale e vede tra gli altri la partecipazione di Pier Paolo Pasolini e Franco Basaglia. L’irruzione degli studenti dentro il lager di Collegno, la messa in moto di una discussione pubblica sui metodi violenti e coercitivi della psichiatria creerà le condizioni per il superamento e lo smantellamento dei “manicomi”.

 

 

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